Termovalorizzazione e impatto ambientale
La termovalorizzazione è una pratica di generazione energetica considerata come fonte alternativa e legata ai processi di combustione dei rifiuti smaltiti negli impianti di incenerimento ad altissima temperatura. Il calore sviluppato durante la combustione viene recuperato sottoforma di vapore ed impiegato per produrre energia elettrica.
Fra gli obiettivi primari della termodistruzione si possono citare:
- la riduzione dell'ingombro dei rifiuti da smaltire in discarica: le scorie che si raccolgono a valle della combustione occupano un volume pari circa ad un decimo di quello del rifiuto tal quale;
- l'igienizzazione del rifiuto, problema che affliggeva soprattutto i grandi agglomerati urbani di fine '800;
- il recupero energetico: la produzione di energia utile è un elemento determinante per il bilancio economico ed ambientale di un impianto di termovalorizzazione.
Impatto ambientale e controllo delle emissioni atmosferiche
I fumi di combustione, dopo aver ceduto parte del loro calore per la generazione di vapore, devono essere scaricati in ambiente: sono proprio le emissioni atmosferiche ed i residui solidi generati dall'attività di termodistruzione a rappresentare l'elemento di maggior impatto ambientale dell'intero processo.
Le strategie di controllo adottabili fanno ricorso sia a misure di carattere preventivo, orientate alla minimizzazione della formazione dei componenti indesiderati già in fase di combustione e di raffreddamento dei fumi, sia alla rimozione degli inquinanti a valle, prima dello scarico in atmosfera.
Gli impianti di incenerimento, dotati di queste speciali tecnologie per il recupero delle sostanze derivate dalla combustione, sono chiamati termovalorizzatori.
L’energia elettrica prodotta da termovalorizzazione, considerata in Italia come fonte rinnovabile, consente alle società che gestiscono tali impianti di ottenere un ulteriore finanziamento derivante dai proventi della vendita di Certificati Verdi.